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Energia, per le rinnovabili è l'ora della maturità

dall'inviato Luca Salvioli

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27 marzo 2009

Napoli - Micropale eoliche da installare sui tetti di piccole aziende agricole o case di campagna, con la promessa di diventare presto appetibili per le aree urbane. Tegole fotovoltaiche pronte per i tetti delle case o degli edifici di interesse storico: il silicio è integrato nella struttura già nella fase di realizzazione, risolvendo una volta per tutte l'impatto visivo della tecnologia che traduce l'energia del Sole in corrente elettrica. E ancora, soluzioni per sfruttare le biomasse a fianco di semplici pannelli fotovoltaici e solare termico. Le idee per la nuova energia sgomitano per farsi notare. E' il caso delle piccole turbine per sfruttare il vento offerte da Newtark o EolPower, spin-off accademico dal gruppo di ricerca Adag dell'Università Degli Studi di Napoli Federico II. Costano intorno ai 3mila euro per KW installato e promettono il ritorno dell'investimento in circa quattro anni. Un mercato che muove i primi passi anche in Italia, soprattutto da quando, a gennaio, è diventato operativo l'incentivo di 30 centesimi per KWh prodotto. Si distinguono anche le tegole fotovoltaiche di Elettro Sannio, appena brevettate, nate dalla collaborazione con la Seconda università degli Studi di Napoli e l'Enea. Il fronte della produzione di energia da fonti rinnovabili è certamente protagonista dell'EnergyMed, la fiera dedicata alla nuova energia in corso a Napoli, ma non è il solo. Mette a fianco pubblico e privato, fenomeno tutt'altro che semplice nel nostro Paese. Aziende e università puntano sulla ricerca di nuove modalità di produzione energetica che non comportino l'emissione di CO2, ma anche sull'efficienza e il risparmio energetico. Aziende come Telenia offrono la loro soluzione di illuminazione a Led ad amministrazioni pubbliche e aziende private, mentre la Flir presenta una telecamera a infrarossi in grado di passare le facciate o gli interni degli edifici centimetro per centimetro in cerca di punti di dispersione di calore.

Da Napoli, nella giornata di inaugurazione, è emerso un messaggio chiaro: l'energia verde è un settore strategico e anticiclico, in grado di contribuire alla soluzione della sicurezza energetica, del riscaldamento globale e della recessione. Purchè ci sia la volontà politica di farlo. Gennaro Improta, presidente del comitato scientifico dell'Anea, che ha organizzato l'evento, ha ricordato come si parli ormai "da tempo delle energie rinnovabili, solo che vengono intese come la cenerentola dell'energia, la componente radical chic. Questo periodo è finito. Il discorso energetico si porta avanti solo con una decisa volontà politica". Su questo fronte Andrea Cozzolino, assessore regionale alle Attività Produttive, ha sottolineato la valenza dello sviluppo delle fonti rinnovabili in Campania: "Siamo al 19,8% di attivazione delle fonti rinnovabili rispetto al tetto del 20% fissato per il 2010. Ci candidiamo ad essere una regione leader, magari in sinergia con altre regioni per realizzare la piattaforma delle fonti rinnovabili nel Mediterraneo. In particolare vogliamo attivare una filiera industriale per le rinnovabili e quindi non solo la progettazione e l'attuazione delle fonti''. Regione e Comune hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per il finanziamento di edifici pubblici del Comune partenopeo destinato alla solarizzazione di 42 scuole napoletane. Antonio Costato, vice presidente per l'Energia e il Mercato di Confindustria, ha aggiunto: «I piano energetici devono prevedere una pianificazione nazionale, non locale. In questo caso un ipotetico un federalismo energetico potrebbe risultare un grave danno per tutti. In particolare bisogna prevedere infrastrutture di rete altrimenti quanto viene creato per le energie rinnovabili non serve a molto. Lo stesso Obama, che ora viene preso come modello di riferimento, nel suo piano di rilancio energetico presentato di recente, ha 19 miliardi di dollari per le reti di trasmissione, 30 miliardi per l'efficienza e 5 miliardi per le rinnovabili».

L'ormai onnipresente Jeremy Rifkin ha accompagnato la presentazione del piano regionale con una lezione sulla "sua" terza rivoluzione industriale. Il concetto ormai è noto, molto ambizioso e divide gli spettatori tra scettici ed entusiasti: passare dalla seconda rivoluzione industriale, quella del petrolio, ad una fase di sviluppo sostenibile dove i primi protagonisti sono gli abitanti del pianeta, le loro abitazioni e automobili. Da consumatori a produttori di energia, secondo il modello della rete internet. Un nuovo approccio che sorpassi "un'era segnata dal disfacimento dell'economia globale, la crisi energetica e quella ambientale" all'insegna della produzione energetica da fonti rinnovabili su piccola taglia. Ogni casa diventa un nodo energetico "intelligente", grazie ad una nuova generazione di reti elettriche che permette a ognuno di produrre e consumare in base ai bisogni, dando il suo contributo alla collettività. Gli ha fatto eco Robert F. Wescott, presidente della Keybridge Research LLC, con un intervento più analitico costellato da una miriade di dati e studi sui diversi filoni delle energie rinnovabili. Emerge che le tecnologie per sfruttare sole, vento, acqua, maree e calore della Terra hanno dei notevoli margini per quanto riguarda la riduzione del prezzo di produzione per kilowatt. Altro tema decisivo: «L'efficienza degli edifici entro il 2050 potrà ridurre i consumi del 45%». Infine, il nucleare. «E' un tema che divide, ma la prima necessità è fare una scelta chiara – ha concluso Wescott – se un Paese decide di puntarci deve farlo al 100% e senza indugi. Serve un quadro di certezza perché gli investimenti siano convenienti».

27 marzo 2009
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